Locate , 7 aprile 1848
Caro fratello,
Sono arrivata a Locate da due giorni e ieri ho fatto il mio ingresso a Milano, nella mia libera città di Milano. Posso chiamarlo veramente il mio ingresso, come vedrai. Dovevo entrare dalla Porta Romana e, a pochi passi da lì, sono stata raggiunta da un deputato dello stato maggiore e un deputato della guardia nazionale. Sono scesa dalla carrozza e, offrendo il braccio a uno di questi signori, seguita dai miei volontari napoletani, mi sono avvicinata alla barriera. Lì mi attendeva un deputato del governo provvisorio.
Mi ha fatto una paternale al quale ho risposto; poi abbiamo proseguito il nostro cammino, seguiti e preceduti dalla guardia nazionale di tutti i quartieri e accolti dalle grida di gioia dell’intera popolazione. Siamo così arrivati fino al palazzo del governo dove i membri del governo provvisorio sono venuti incontro a me fino al cortile del palazzo. Arrivata in cima, il popolo mi ha chiamato al balcone due volte, e ogni volta c’erano trasporti di gioia, grida, lancio di cappelli in aria, applausi, un entusiasmo tale che mai il popolo milanese ha mostrato qualcosa di simile. Non sono mai stata così commossa, amico mio, e la giornata di ieri mi ha ricompensato ampiamente di tutti i disagi che ho subito finora per il mio liberalismo. Tutti, compresi i membri del governo provvisorio, mi spingono ad andare a stabilirmi a Milano, per esercitare un’influenza benefica, e è quello che farò già domani. Tanta soddisfazione personale non è priva di una certa preoccupazione patriottica.
Lo spirito repubblicano è potente in Lombardia e temo che C. A… (Carlo Alberto, ndr), con la sua lentezza, abbia giocato la carta più bella del mondo. Lavorerò per lui, cioè per l’unità e la forza del mio paese; ma temo di essere sconfitta e non voglio rischiare troppo, perché non voglio perdere la fiducia del mio paese ad ogni costo. Gli Austriaci tengono ancora Mantova, Verona e Peschiera, ma qui non li temiamo più. E tu, che fai, amico mio? Se vuoi seguire il consiglio che ti ho dato nella mia ultima lettera, scrivimi una parola e verrò a prenderti per riportarti qui. In caso contrario, non lascerò Milano finché tutto non sarà finito. Addio, caro fratello, mille e mille affetti.
Cristina.