Lo Spirito dell’Islam – Declino della Turchia.
Costantinopoli, venerdì 25 ottobre. All’Editore del Tribune:
Dopo aver rapidamente delineato la condizione dei diversi Stati europei, ci resta da considerare le circostanze in cui l’oriente, sempre misterioso e creatore di meraviglie, si trova attualmente, e le conseguenze probabili che ne potrebbero derivare nei prossimi anni. Per quanto ne so, né le popolazioni musulmane né le leggi musulmane sono mai state esaminate in modo imparziale e sagace. Entrambe sono state oggetto di ira bigotta o di entusiasmo filosofico infantile. I cristiani hanno stigmatizzato il Profeta dell’Oriente come un pazzo, una sorta di ultraradicale epicureo che ha fondato una religione solo per soddisfare istinti bestiali ed eccitati; un impostore, un ateo, lo spirito incarnato dell’immoralità. Mentre vari nemici della fede cristiana e di tutte le sue conseguenze hanno cercato di stabilire una vergognosa e ridicola comparazione tra il divino fondatore della nostra religione e il Profeta degli Ottomani, pretendendo anche di scoprire in molti punti una superiorità del secondo sul primo.
Ma nessuno, penso, ha mai considerato Maometto e i suoi precetti nella loro vera luce: quale scopo si propose Maometto nel concepire la sua legge? E quanto questa legge ha risposto al suo scopo?
Se riflettiamo sul fatto che Maometto visse in un’epoca in cui la cristianità, avendo già superato lo shock dell’invasione barbarica, stava entrando nel lento ma ininterrotto periodo della sua dissoluzione, attraverso l’influenza ineluttabile dello spirito indebolente ed effeminato dell’età moderna e il fuoco sempre simile alla discordia che scatenava principi cristiani e razze cristiane l’una contro l’altra, possiamo facilmente supporre che Maometto cercasse di creare una nazione guerriera abbastanza forte da schiacciare il mondo cristiano e stabilire sulle sue rovine un impero eterno e potente. Questo impero doveva essere sufficientemente diverso dai suoi nemici cristiani da non mescolarsi mai con loro né diventare membro del corpo cristiano. Tutti i suoi precetti, le sue regole, le sue leggi erano quindi dirette a un solo scopo: non permettere che alcun sentimento si impadronisse dei cuori dei suoi credenti, tranne quelli che si addicevano al guerriero. Diceva loro: “Siate soldati o non siate nulla. Padri, mariti, amici, proprietari, artisti, agricoltori, commercianti, qualsiasi delle molte varietà dell’uomo civile, non dovete essere, ma dovete combattere e conquistare dal primo all’ultimo giorno della vostra esistenza. Non abbiate cura se non per il successo in questa lotta.”
Verso questo scopo, Maometto procedeva direttamente, saggiamente e senza pietà. Per impedire la formazione di legami familiari, abbassava le donne a strumenti passivi e bestiali del desiderio dell’uomo, chiudendole da ogni interazione sociale, così come dalla partecipazione alla vita attiva. Adottò anche la poligamia, distruggendo il sentimento familiare, facendo sì che ogni fratello considerasse l’altro non solo come uno sconosciuto, ma come un rivale e un nemico. Il vino lo proibì, poiché incoerente con l’energia di mente e corpo richiesta in un guerriero, ma permise e addirittura raccomandò l’uso di altri stimolanti il cui influsso, meno violento ma più intenso, agiva più sulla mente che sul corpo ed era di natura solitaria. L’ubriacatura da vino rende l’uomo socievole, mentre oppio e tabacco lo rendono indifferente a tutto intorno a lui e gli insegnano a essere soddisfatto del godimento della sua stessa esistenza.
Quando si osserva un turco seduto per l’intera giornata sul suolo nudo, esposto all’inclemenza del tempo e delle stagioni, davanti alla porta della sua dimora misera, appena coperto di stracci, incerto riguardo alla sua sussistenza quotidiana, alla vista della sua moglie e dei suoi figli affamati, e si sa ancora che è felice nella sua tazza di caffè e nella sua eterna chibouque (sic), si sente che tali uomini sono stati cresciuti apposta, in totale indifferenza a tutti i comfort materiali e ai raffinamenti della vita intellettuale, per uno scopo travolgente e assorbente; e questo scopo, nella mente di Maometto, era la guerra e la supremazia politica.
E bene ha avuto successo, perché né gli antichi Greci né i dominanti Romani hanno ottenuto la metà dei trionfi bellici che hanno innalzato i Mussulmani all’alto rango che per un certo periodo hanno occupato. Gli eredi di Maometto dovettero contendere contro la Persia, la Tartaria e altre nazioni asiatiche, egiziani, greci, serbi, bulgari, valacchi e moldavi, armeni, bosniaci, ungheresi, genovesi, veneziani, i Cavalieri di Rodi, Napoli, Spagna, Venezia, in una parola contro tutta la cristianità, senza menzionare gli eserciti mercenari costantemente sollevati contro di loro dal Papa. Hanno avuto la meglio su questi avversari. Il grande scopo di Maometto si è realizzato.
I più grandi sovrani ottomani non avevano nulla dell’uomo sociale e civile in loro. I migliori di loro, coloro che hanno compiuto gli atti più desiderabili di coraggio personale e magnanimità, così come azioni di giustizia e saggezza politica, erano assassini dei loro padri, fratelli e parenti e hanno compiuto tali crimini senza il minimo rimorso, senza scusare un temperamento sanguinario o una passione violenta. Era una misura politica, necessaria per il successo dei loro piani e del tutto in sintonia con lo stato della società musulmana, così come Maometto l’aveva consapevolmente creata. Un altro fatto curioso che devo considerare come un rinforzo di questa visione del soggetto è che tutti i principi musulmani che hanno pensato di introdurre la nazione ottomana nell’ordine civilizzato hanno orientato i loro primi passi verso una riforma religiosa; così bene sapevano che la loro religione era diametralmente opposta a ogni progresso nella via di miglioramenti pacifici, come la morale, l’industria e la conoscenza. Il corpo dei giannizzeri era l’ultimo potente depositario dello spirito e dell’intento di Maometto, fanaticamente devoto a una religione che trasformava l’umanità in nemici e li rendeva inutili tranne che per il massacro.
Quando Mahmud rovesciò quel primo e più importante pilastro dell’antico regime turco, quando dichiarò apertamente ostilità a quel vero rappresentante del pensiero di Maometto, fu compreso da tutti di essere stanco dei principi e della fede musulmani, perché lo spirito guerriero alla maniera dei giannizzeri e la religione musulmana erano una cosa identica.
L’ultima parte degli apoftegmi di Maometto, siate guerrieri o non siate nulla, si sta effettivamente realizzando; perché smettendo di essere guerrieri e conquistatori, la nazione ottomana, così come è ora costituita, sta rapidamente cadendo nell’oblio. Come si compie effettivamente questa condanna, sarà oggetto della mia prossima lettera.
Christine Trivulzio di Belgiojoso